Quello che le blogger non dicono.
No, non è il rifacimento di una nota canzone, ma è quello che un post e relativa ricetta e foto nascondono.
Segreti incoffessabili che neanche la fantasia più fervida potrebbe intuire.
La famiglia che si intravede dietro il mio blog è soggetta ad invidia da parte di conoscenti .
"Beati voi che mangiate tutte quelle prelibatezze!"
"Che fortuna avere tutti i giorni chi cucina queste bontà!"
La realtà è un'altra e meno splendida di quanto si possa immaginare, lo dichiaro una volta per tutte per far cessare immediatamente i pensieri di invidia e tramutarli all'istante in una sorta di compatimento, piuttosto.
Faccio outing e chiedo venia.
Cucino prevalentemente monoporzioni.
Cucino abitualmente intorno alle 9 di mattina, per avere una buona luce e poter fotografare.
Mangio quello che ho cucinato subito dopo averlo fotografato, alle 10 del mattino, solitamente...
anche stavolta e per entrambe le ricette che sto per mostrare.
Spesso mi dimentico di preparare pranzo o cena e si risolve rapidamente con quello che si trova in frigo.
Il piatto più amato dai miei figli è costituito da pane a cassetta con salsa di pomodoro e origano, passato in forno a mò di pizzette...forse qualcosa non funziona proprio come dovrebbe, ma questa è la realtà vera.
Non provate più ad invidiare i miei e siate felici dei piatti che preparate o vi preparano due volte al giorno le persone che vi sono vicine , con un pensiero a quella sforunata famiglia ( la mia) tirata su a pane, acqua e foto per il blog ;)
E adesso passiamo alla sfida di
questo mese per l'MTC.
Cristiana ci ha messo di fronte al cibo povero per eccellenza, quello delle nostre nonne , quello che maggiormente ripugna e che richiede particolari cure nella pulizia, nella preparazione, oltre che stomaci forti per la degustazione: il quinto quarto, ma che sa appagare come e meglio di qualunque piatto gourmet, per sapere tutto, ma proprio tutto leggete tutti gli approfondimenti iniziando da
questo di Eli.
Personalmente ne sono stata felicissima, mangio di tutto e mi spiace aver avuto poco tempo per sperimentare la coda alla vaccinara, a questo turno, ma tanto posso sempre provarci.
Mi sono cimentata che quello che è maggiormente reperibile in questo periodo, la coratella di agnello.
Ho realizzato due ricette, una che si richiama alla tradizione molisana ( tanto per non smentire le mie origini) , semplicemente rivisitata un pò e un'altra di pura invenzione e divertimento, perchè in cucina gode solo chi osa sperimentare ( se poi si evitasse di sperimentare la mattina, con solo un'ora e mezza a disposizione per preparare, cucinare, fotografare e pulire prima di andare al lavoro alle dodici, sarebbe moooolto meglio).
Millefoglie di fegato di agnello in agrodolce alla molisana
Per due porzioni
- un fegato di agnello
- fette di pane casereccio raffermo
- un uovo
- aceto di vino bianco
- mostocotto
- olio extravergine di oliva
- sale
Lavare e tamponare il fegato.
Tagliarlo a pezzi molto piccoli.
Versare in una pentola con dell'acqua e portare ad ebollizione, proseguire la cottura per 5 minuti dopo aver fatto tornare a bollore.
Scolare il fegato conservando l'acqua di cottura.
Tagliare le fette di pane allo spessore di 2 mm, passarle in forno e farle tostare.
Una volta pronte inzupparle nell'acqua di cottura del fegato, rapidamente, farle sgocciolare.
In
una ciotola battere le uova e aggiustare di sale, bagnarvi le fette di
pane sgocciolate e friggerle in abbondante olio di oliva caldo, tenere da parte.
Proseguire con tutte le fette di pane.
Al
termine friggere, nello stesso olio il fegato precedentemente lessato,
facendo attenzione agli schizzi, fino a che non risulti ben rosolato.
Salare.
Nel frattempo, in un pentolino portare a bollore una parte di mosto cotto e due parti di aceto, far bollire qualche minuto e lasciare intiepidire leggermente.
Comporre il piatto alternando una fetta di pane e dei cubetti di agnello.
Terminare con l'agnello.
Versare su tutto il mosto cotto e l'aceto, facendo impregnare bene le fette di pane.
Fegato di agnello su letto di albicocche all’anice stellato , con riduzione di mosto cotto, arancia e finocchietto selvatico
Per 2 persone
•Un fegato di agnello
•10 albicocche secche
•100
ml liquore all’anice stellato ( se non si reperisce è possibile
sostituirlo con del liquore all’anice allungato con dell’acqua,1 parte di anice, due parti di acqua)
•Succo di un’arancia
•Aceto di vino bianco
•Mosto cotto
•Finocchietto selvatico
•Sale
•Olio evo
In
un contenitore porre le albicocche secche e versarvi il liquore
all’anice stellato, lasciar ammorbidire per almeno 30 minuti ( volendo
anche di più).
Sgocciolare le albicocche, ridurle in poltiglia con un
robot da cucina, allungando con qualche cucchiaio di liquore della
marinata.
Tenere da parte il liquore avanzato.
Lavare il fegato.
Tamponarlo con della carta assorbente.
Tagliare delle fette spesse poco più di un centimetro e larghe 5 cm x 5 cm, ricavando 6 cubotti in totale.
Unire10 ml di aceto bianco, 20 ml di mosto cotto, portare a bollore per alcuni minuti e far intiepidire( io ho usato quello avanzato dalla preparazione precedente)
In una ciotola versare il succo d’arancia e l'agrodolce preparato, fatto intiepidire.
Porre le fette di fegato nella marinata per 10 minuti.
Scaldare una padella antiaderente a fuoco vivo, adagiarvi il fegato sgocciolato dalla marinata.
Far
cuocere pochi minuti per lato, voltare, salare, versare un paio di
cucchiai del liquore all’anice avanzato dalle albicocche e proseguire la
cottura facendolo evaporare.
Versare su un piatto un cucchiaio di purea di albicocche, adagiarvi il fegato.
Nella
padella utilizzata per la cottura del fegato, versare 40 ml del
miscuglio di arancia, mosto cotto e aceto, salare e far ridurre.
Versare qualche cucchiaio della riduzione sul fegato.
Cospargere con finocchietto selvatico.
Servire.