sabato 30 giugno 2012

Un pò di ricette tra Abruzzo e Molise

Chi bazzica un pochino da queste parti sa che vivo in Abruzzo da circa 20 anni, ma le mie origini sono Molisane.

Spesso mi è capitato di proporre ricette della mia regione di origine o di quella di adozione.
Mi è sempre piaciuto il legame con il territorio, la ricerca dei sapori autentici.
Il contest di Danita mi è piaciuto da subito proprio perchè cercava di riunire ricette regionali, ma, distratta come sono, non avevo letto bene le regole e mi sono ridotta all'ultimo giorno per ricordarmi di partecipare, meglio tardi che mai, dico io e , spero, lo dica anche Danita! ;)

Questo è l'elenco delle ricette che ti invio, Danita, spero vadano bene:
 MOLISE
Ricette salate:
1) Fesciole 'mbenate

2)  Casciatelli alla molisana


3)  La 'mbaniccia di Ferrazzano



Ricette dolci Molise


1) Milk Pan


Ricette salate Abruzzo

1)  Screppelle 'mbosse

2)  Cazzarelli e fagioli



3) Pallotte cacio e uova...in una presentazione un pò originale!!

4) La polta di Pacentro




DOLCI
Abruzzo:

1) Le pizzelle

2) La pupa di Pasqua di Lanciano

 E con queste ricette spero di darte il mio contributo al contest di Danita Geografia in tavola



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venerdì 29 giugno 2012

Boureki

Mai stata a Creta e mai sentito parlare di Boureki.
Non so quale sia la ricetta originale, ho letto che alcuni utilizzano la sfoglia , non ho neanche idea di quale debba essere il sapore vero, ma quando l'ho vista da lei mi è venuta subito la voglia di provare, mi dava l'idea di un piatto fresco e gustoso e poi mi piace moltissimo la feta.
Io l'ho provato e ne sono rimasta molto soddisfatta.
Riporto le dosi utilizzate da me.
Boureki

Ingredienti per una teglia di 30 cm per 40 cm

  • patate 500 gr
  • zucchine 500 gr
  • feta 200 gr
  • caprini  freschi 200 gr
  • latte q.b
  • 2 uova
  • menta fresca
  • sale
  • pepe
  • olio evo
Pelare le patate , lavarle e tagliarle in fette sottilissime.

Lavare e tagliare a fette sottili le zucchine.

Lavorare i caprini con un pò di latte, fino ad avere un composto cremoso, ma morbido.

Nella teglia cosparsa di olio fare un strato di patate, cospargere con poco sale, uno strato di zucchine e coprire con il caprino cremoso.
Non si riesce a spalmare, consiglio di metterne dei ciuffetti sparsi, con la cottura si scioglierà distribuendosi omogeneamente.

Versare anche la feta sbriciolata e delle foglie di menta sminuzzate.

Fare un altro strato di patate e zucchine, terminare con i fomaggi e la menta.

Sgusciare le uova, aggiungere il latte, circa 100 ml e mescolare, aggiustare di sale e versare sul composto di verdure.

Cuocere in forno caldo a 180° per circa un'ora, dopo 30 minuti coprire con un foglio di alluminio per evitare che scurisca troppo.

Per provare la cottura infilare una forchetta, se si introduce con facilità è pronto.


  

Con questa ricetta partecipo al contest Strati su strati 


Con questa ricetta partecipo al calendario di Ammodomio 



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mercoledì 27 giugno 2012

Soufflè glacè allo yogurt greco e lemon curd

Il passaggio al digitale è stato una specie di spauracchio per i mei figli.

Ci ha permesso  ( perchè si è sempre in due a pensare questi esempi di perfezione pedagogica) di ricattare i figli per mooolto tempo dicendo loro che non avremmo MAI acquistato il decoder.
E siccome oltre ad essere dei perfetti pedagoghi siamo anche due esempi viventi di coerenza, il decoder era in casa al primo cenno di segnale digitale.

Temevo il momento.
Ero sicura che il piccolo avrebbe trascorso l'intera giornata fisso davanti alla tv, con tutti quei canali con cartoni 24 ore al giorno.

Mi ha sorpreso, scegliendo consapevolmente i suoi canali e cartoni preferiti e non lasciandosi distrarre dal resto...a differenza mia.

La mia avventura tragicomica con il digitale inizia già dai telecomandi.

Due , invece che uno...io che a stento ho capito come leggere il televideo e chiedo consiglio al figlio, piccolo, su come rimettere l'audio in lingua italiana, mi sono ritrovata tra le mani un telecomando nuovo e con funzioni diverse!!! AIUTO!!

Si lo so che sembro un'impedita, ma non so che farci, soprattutto con le cose che non amo, c'è un rifiuto che rasenta l'idiozia!

La sera, quando non ho voglia di stare al pc, armata di telecomando mi posiziono sul divano e inizio a schiacciare i tasti, dopo 4/5 tentativi riesco a ritrovare il tasto con l'elenco di tutti i canali ed inizio uno zapping selvaggio...guardo raistoria?...ma no un pò di realtime, ma MTV che fa??...e la7?...e così girando di qua e di là, puntualmente non vedo nulla, tiro fino a quasi mezzanotte, me ne vado a letto più incavolata di prima, consapevole di aver sprecato del tempo che avrei potuto dedicare, almeno, alla lettura!!

Conclusione : Se prima del digitale ogni tanto riuscivo a beccare e guardare un film in tv, adesso non ci riesco e quindi ho deciso di non guardarla proprio più!
Naturalmente la Pay tv non è neanche contemplata!

E a voi che effetto ha fatto il passaggio al digitale terrestre ?



Soufflè glacè allo yogurt greco e lemon curd
  • 250 gr meringa all'italiana
  • 170 gr yogurt greco
  • 120 gr lemon curd ( fatto in casa)
  • 250 gr panna fresca semimontata
Dose per uno stampo da plum cake, o per degli stampi  da soufflè incartati con cartaforno...e divertitevi! ;)

Preparare la meringa all'italiana come riportato qui, utilizzarne 250 gr, il resto potete anche surgelarlo e poi utilizzarlo all'occorrenza.

In una ciotola mescolare lo yogurt greco alla lemon curd, unire la panna semimontata e in ultimo la meringa, senza far smontare il composto.

Versare tutto in uno stampo da plumcake foderato di carta forno o di pellicola, porre in freezer a rapprendere.

Lasciare in frigo una decina di minuti prima di utilizzare.

Volendo accompagnare con della salsa a base di frutta, io ho utilizzato dei kiwi frullati con succo di limone e zucchero, ma qualunque tipo di frutto può andare bene.





Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Lamponi e Tulipani



Con questa ricetta partecipo al contest di Crema e panna




Con questa ricetta partecipo a Con questa ricetta dolce partecipo a Get an Aid in the Kitchen di Cucina di Barbara

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lunedì 25 giugno 2012

Risotto ai fiori di Hibisco e salmone...altro che pollice verde

E' abbastanza frustrante girare per i vari blog e leggere di giardini fioriti, di balconi attrezzati, di verande come nuove foreste.

E chi usa l'erbetta dell'orticello, chi quel fiorellino di quella pianta rara che io neanche se mi impicco riuscirò mai a procurarmi dalle mie parti, dove una lemon grass è scambiata per una pianta grassa!!

E, non contente, tutte a fare foto a quelle piante amorevolmente accudite e coltivate, quei rametti verdi con foglie rigogliose che si intuiscono profumate.

Io no...proprio non ci riesco.

Ho provato i primi anni in cui abitavo nella casa nuova, ho acquistato fiori: petunie, gelsomino ( quello vero!!), primule, viole del pensiero e poi anemoni, narcisi nani, iris  e tageti, piano piano hanno iniziato a cambiare aspetto, le foglie un pò secche, i fiori piccoli , i bulbi che tiravano fuori tante foglie e neanche un fiore, per non parlare delle piante aromatiche.

Il rosmarino era abbastanza grande così come la salvia...ha iniziato a seccare, sotto i colpi impietosi di un parassita, idem la salvia, morti entrambi e sostituiti con piantine giovani e nuove.

La situazione attuale del mio balcone è la seguente:
  • angolo sn del balcone: pianta grassa, continua a vivere e crescere (poverella!) autonomamente, in inverno sotto a neve e gelo, in estate sotto il sole implacabile e quasi senza acqua.

  • centro del balcone: appesa alla ringhiera una fioriera con petunie e bocche di leone e questo è il vero miracolo...visto la mia ignavia; dei semini, caduti casualmente lo scorso anno , hanno dato i loro frutti e meno male che non li ho estirpati,  solo le erbacce nei miei vasi godono di una lunga vita.         Conclusione ho delle petunie viola, lilla e bianche e delle belle bocche di leone che, lo ammetto, mi ricordo di innaffiare una volta al giorno, ma non di più.

  • pavimento sotto la fioriera : vaso grande come la fioriera con foglie di mughetti, che quest'anno sono andati in sciopero , quindi solo foglie e basta, pianta spontanea  con fiori gialli ( lasciatemela nobilitare da erbaccia a "quasi cicoria"), ancora non ho scoperto se è commestibile ;) e...dulcis in fundo una vite vera, nata, anche lei, casualmente da un semino sputato dal piccolo di casa ( e qui mi sbizzarrirò a breve con ricette con foglie di vite, più biologiche del mio vaso non ce n'è!)

  • carrello con erbe aromatiche: timo, mezzo secco che soffre indicibilmente la convivenza nello stesso vaso con dell'erba comune...proprio quella dei prati!!( altre erbe non bazzicano dalle mie parti!!), rosmarino ( con aghi punteggiati di giallo, forse indice di una sofferenza???...mistero!), basilico e salvia (gli unici ancora non in agonia, visto l'acquisto recente), maggiorana (ha tirato le cuoia pochi giorni fa) e un vaso di erba cipollina che si è adattata benissimo a me, vive con poca acqua, inverno ed estate all'aperto e puntualmente fiorisce e mi dà tanti bei fili verdi e profumati.
  • stop
Come potevo reagire all'ultima sfida di Cinzia e Valentina se non con una lunga pausa di riflessione?

Alla luce di quanto esposto, considerando che di andare per campi a recuperare ancora fiori proprio non mi và più, rendendomi conto che dal mio balcone potevo ricavare poco o nulla ( escludendo a priori la possibilità di mangiare petunie e bocche di leone) e consapevole di avere il pollice verde, ma molto molto scuro, l'unica era usare fiori secchi, contenta di non esserne stata io la responsabile!


Risotto ai fiori di hibisco e salmone all'aceto di lamponi
  • 250 gr riso Carnaroli
  • 650 ml di acqua
  • 20 gr di fiori di Hibisco ( karkadè in bustine)
  • 100 gr salmone fresco
  • aceto di mele ai lamponi
  • olio extravergine di oliva
  • sale
  • pepe nero
  • erba cipollina ( quella del balcone!!!!)
Piccola parentesi per preparasi in casa l'aceto ai lamponi, procuratevi dell'aceto di mele circa 500 ml ( per me bio), svuotare leggermente la bottiglia e inserirvi 125 gr di lamponi freschi lavati, lasciare in infusione , man mano i lamponi cederanno  il loro sapore e colore.Utilizzare dopo due settimane.







Porre sul fuoco l'acqua e portare a bollore, spegnere e mettere in infusione le bustine di hibisco ( karkadè), lasciandovele per almeno 10 minuti.

Nel frattempo prendere il salmone, liberarlo della pelle, tagliarlo a cubetti e ricoprirlo di aceto ai lamponi, in cui verrà lasciato per tutto il tempo della preparazione del riso, conservandolo in frigo.

In un'altra pentola versare l'olio far riscaldare, unire il riso e farlo tostare, unire l'infuso di hibisco, un pò alla volta, salare e continuare la cottura.
Al termine unire un pò di fili di erba cipollina tagliuzzati, mantecare con altro olio d'oliva, togliere dal fuoco.

Sgocciolare il salmone dalla marinata e saltarlo rapidamente in una padella antiaderente.

Comporre il piatto.
Versare un pò di riso, adagiarvi i cubetti di salmone saltato in padella, qualche filo di erba cipollina fresca tagliuzzata e una macinata di pepe nero.






Con questa ricetta partecipo al contest di Cinzia e Valentina
Con questa ricetta partecipo al contest di Ely Un insolito compleanno nella sezione a base di pesce


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venerdì 22 giugno 2012

Un'Albanella di pesce e ...sarebbe piaciuta a Vatel



Esistono tantissimi personaggi storici di cui parlare o a cui ispirarsi per una ricetta, ma colui che mi è venuto immediatamente in mente non appena ho letto del  contest di Alessandra di Ricette di Cultura è stato lui.
Il cuoco, colui che con la sua arte culinaria ha saputo stregare il Re Sole, colui che ci ha regalato l'invenzione della Chantilly : François Vatel (1631-1671).
François Vatel fu al servizio del sovrintendente alle finanze del regno di Francia Fouquet e del principe di Condé, preparando per loro banchetti spettacolari e gustosissimi.

Vatel è passato alla storia non solamente per la sua creatività, ma anche per il suicidio che si dette nel 1671 durante la visita di Luigi XIV alla residenza di Chantilly.

Racconta la marchesa Marie de Rabutin-Chantal, meglio nota come Madame de Sévigné, in una postilla ad una lettera a Madame de Grignan, scritta la sera di venerdì 24 aprile 1671 da Chantilly, che Charles Frédéric Wattel, il grande Vatel, come lo ribattezza, ancien maître d’hôtel del sovraintendente Nicolas Fouquet, di professione officier de bouche, con funzioni di officier de cuisine, presso il principe di Condé," cet homme donc que je connaissais, voyant à huit heurs, ce matin, que la marée n’était point arrivée, n’a pu souffrir l’affront qu’il a vu qui l’allait accabler, et en un mot, s’est poignardé" ( quest'uomo che ho conosciuto, vedendo alle otto di questo mattino, che il pesce non era arrivato, non ha potuto sopportare il disonore di un'umiliazione  schiacciante, in breve, si è accoltellato!)
 Poi, secondo il vezzo e il cinismo dell’epoca aggiunge," je ne doute pas que la confusion n’ait été grande, c’est une chose fâcheuse à une fête de cinquante mille écus" ( non ho alcun dubbio che la confusione sia stata grande, è una cosa spiacevole per una festa da cinquantamila scudi)
Il racconto del dramma di Vatel
tratto da qui
È domenica 26 aprile: questa lettera partirà solo mercoledì; ma non è una lettera, è una relazione che Moreuil mi ha appena fatto, alla vostra intenzione, degli avvenimenti di Chantilly concernenti Vatel. Vi scrissi venerdì che si era pugnalato; ecco la vicenda nei particolari.
Il re arrivò giovedì sera; la caccia, le lanterne, il chiaro di luna, la passeggiata, la merenda in un luogo tappezzato di giunchiglie, tutto si svolse nel migliore dei modi.
 Cenarono, vi furono alcune tavole cui mancò l’arrosto, a causa di vari commensali che non erano stati previsti; Vatel ne fu scosso, disse ripetutamente: «sono disonorato, è uno scorno che non sopporterò».

 Disse a Gourville: «Mi gira la testa, sono dodici notti che non dormo; aiutatemi a dar ordini». Gourville lo sollevò quanto poté. Quell’arrosto mancato, non alla tavola del re, ma alle venticinquesima, gli tornava sempre in mente. Gourville lo disse al Principe. Il Principe andò fino in camera sua e gli disse: «Vatel, tutto va bene; niente era così bello come la cena del re».

Gli rispose: «Monsignore, la vostra bontà è il colpo di grazia; so che l’arrosto è mancato a due tavole». «Niente affatto,» disse il Principe, «non v’inquietate: tutto va bene».
 Viene la notte, il fuoco d’artificio non riesce, fu coperto da una nuvola, costava sedicimila franchi. Alle quattro del mattino, Vatel se ne va dappertutto, trova tutti addormentati, incontra un piccolo fornitore che gli portava soltanto due carichi di pesce fresco; gli domandò: «E tutto qui?» Gli disse: «Sì, signore». Non sapeva che Vatel aveva mandato a tutti i porti di mare.
 Aspetta un po’ di tempo; gli altri fornitori non vengono; la testa gli si scalda, crede che non avrà più altro pesce; trova Gourville e gli dice: « Signore, non sopravvivrò a questa onta. Ho un onore e una reputazione da perdere».
 Gourville lo prende in giro, Vatel sale in camera, mette la spada contro la porta, e se la passa attraverso il cuore, ma fu solo al terzo colpo, perché se ne diede due che non erano mortali; cade morto.
 Intanto il pesce arriva da tutte le parti: si cerca Vatel per distribuirlo, vanno alla camera, bussano, sfondano la porta, lo trovano affogato nel suo sangue; corrono dal Principe, che ne fu desolato. Il Duca pianse; su Vatel s’imperniava tutto il suo viaggio in Borgogna.
 Il Principe lo disse al re con gran tristezza; dissero che era un modo di rispettare il proprio onore; lo lodarono molto, lodarono e biasimarono il suo coraggio. Il re disse che da cinque anni ritardava la venuta a Chantilly, perché capiva gli eccessi di quest’incomodo. Disse al Principe che doveva preparare solo due tavole, e non farsi per niente carico di tutto il resto; giurò che non avrebbe più tollerato che il Principe si regolasse così; ma era troppo tardi per il povero Vatel. Intanto Gourville cerca di rimediare alla perdita di Vatel; fu rimediato; pranzarono benissimo, fecero merenda, cenarono, passeggiarono, giocarono, andarono a caccia; tutto era profumato di giunchiglie, tutto era incantato...
Il povero cuoco Vatel sarebbe morto invano se la buona Madame de Sévigné non ce l’avesse ricordato.
Questa la storia dello sfortunato cuoco, riproposta anche attraverso il film Vatel , del 2000, del regista Roland Joffè e interpretata da un bravissimo Gerard Dèpardieu

Ed è a Vatel che dedico questa ricetta creata dallo chef Mauro Uliassi , tratta  dal volume II "In cucina con i grandi chef".
Ho pensato a lui che si prepara un piatto con quel poco pesce giunto a palazzo, lo cucina, ne aspira il profumo e poi la fa finita, lavando con il sangue un fallimento per lui imperdonabile.


L'albanella di molluschi e crostacei
(L'albanella è una preparazione di molluschi, crostacei e verdure chiuse in un vaso e cotte a bagnomaria tipiche del Sud Italia)

Ingredienti per 4 persone
  • 32 vongole veraci
  • 4 spicchi di aglio intero
  • 1/2 cipolla di Tropea tritata
  • 4 cipollotti
  • 1 rametto di finocchietto selvatico fresco e giovane ( io non sono riuscita a trovarlo ed ho usato il verde dei finocchi)
  • olio extravergine d'oliva
  • 4 punte di asparago
  • 4 porri baby ( o due porri medi )
  • 4 scampetti tagliati a metà sul dorso ( per me 3 per ogni albanella)
  • 4 mazzancolle tagliate sul dorso ( per me 5 per ogni albanella)
  • 8 pomodorini pachino
  • pepe
  • 1 ciuffo di prezzemolo
Suddividete tutti gli ingredienti in 4 albanelle, posizionando le mazzancolle, gli scampetti, le vongole , i condimenti e le verdure.

Io non ho aggiunto sale, per me erano giuste così, volendo proprio un pizzico.

Chiudere ermeticamente e mettere a cuocere a bagnomaria in forno caldo a 160° per 40', avendo l'accortezza di posizionare in una teglia con della carta forno sul fondo e coperta di acqua calda.

Controllare la cottura, le vongole che si aprono indicano che le albanelle sono pronte.

Asciugate le albanelle e servitele consigliando di annusare profondamente dopo averle aperte e subito dopo mangiarle.








con questa ricetta partecipo al contest di Alessandra
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mercoledì 20 giugno 2012

Pesto alla siciliana di Terry

Sbirciare nelle cucine altrui ha sempre dei vantaggi, scorrendo le tante ricette alla fine si trova quella ( ma anche quelle) adatta ai proprio gusti, alla propria vita!

Per me che sono sempre trafelata, con l'orologio alla mano, le ricette furbe e veloci mi conquistano e, soprattutto, le provo subito subito.

Questa volta sono andata a curiosare nella cucina di Terry di Fornelli Profumati grazie a EliFla e al suo The Recipe-tionist, ho cercato e trovato una bella ricetta che riproporrò spesso ai miei, visto che l'hanno apprezzata!

Grazie Terry!

Pesto alla siciliana di Terry


Ingredienti

  • 1 spicchio d'aglio
  • 1 mazzetto di basilico fresco
  • 150ml olio extravergine di oliva
  • 100gr parmigiano
  • 50g di pinoli ( per me pistacchi)
  • 500g di pomodoro
  • 150g di ricotta
  • pepe macinato
  • sale q.b.
Pulite e lavate i pomodori, tagliateli in due e dopo aver tolto la parte bianca interna, spremeteli per togliere il liquido in eccesso e i semini; metteteli quindi in un recipiente o direttamente nel frullatore.
Via via, aggiungete il basilico lavato e asciugato, i pistacchi, lo spicchio di aglio, il parmigiano reggiano grattugiato, la ricotta e l’olio.






A seconda della consistenza voluta utilizzare un robottino o un mixer ad immersione, che permetterà di avere una consistenza un pò meno cremosa.

Quando il pesto alla siciliana avrà raggiunto la giusta consistenza, aggiustate di sale e di pepe e, se non lo usate immediatamente, conservatelo in frigorifero dentro ad un contenitore (meglio se di vetro) con tappo al massimo per 2 giorni.




Con questa ricetta partecipo al The Recipe-Tionist di giugno



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lunedì 18 giugno 2012

Scaloppine ai tartufi con contorno di funghi al forno.

Penso che il filo conduttore della mia partecipazione all'MTC di questo mese non sarà tanto la scaloppina, ma i regali che mi fanno venire voglia di scaloppare.

E' stato così per i fiori di zucca e lo è stato con questi bellissimi e profumati tartufi neri estivi.

Dopo averli ricevuti immediatamente ho pensato alla signorina "scaloppa" e alla versione numero due.

Lo so che non sto inventando niente di nuovo, non sto usando fondi fantasmagorici nè effetti speciali, ma per me e per la mia modesta cucina è stata una scoperta piacevolissima la ricetta di questo mese di cui ringrazio ancora una volta Elisa, in pratica i miei figli se la stanno godendo con tutti i miei esperimenti e, lo ammetto, anche io!

Naturalmente un pò di ansia tra fondi di cucina, fondi di cottura e déclaçage mi è venuta e, mentre cucinavo, ogni tanto tornavo a leggere i tre punti fondamentali di questo piatto che è pur sempre una ricetta da dover saper fare alla perfezione... per tutti i chiarimenti passare da Elisa!


Quindi bando alle ciance : ecco la mia scaloppina al tartufo
  • fettine di vitello ( per me due per 280 gr complessivi)
  • tartufo nero estivo o scorzone
  • 30 gr burro
  • farina 00 un cucchiaio
  • vino bianco 20 ml
  • 30 gr parmigiano reggiano grattugiato
  • brodo vegetale home made
Il giorno precedente tagliare il tartufo a lamelle e unirlo al parmigiano grattugiato, sigillare il contenitore e conservare in frigo.

Il  giorno successivo prendere la carne, coprire con un foglio di pellicola e schiacciare con il batticarne, fino a rendere le fette sottili.

Versare in una ciotola il parmigiano e tartufo e un cucchiaio di farina, mescolare e impanare le fettine di carne.

Far spumeggiare il burro e adagiarvi le fettine, cuocere per un minuto per lato.
Togliere le scaloppine e tenerle in caldo.
Deglassare unendo mezzo bicchiere di vino bianco e lasciare sfumare.


Nel fondo di cottura della carne versare il fondo di cucina, per me un  mestolo di brodo vegetale e lasciar ritirare staccando bene i resti di cottura, unire un cucchiaio della panatura avanzata ( parmigiano, tartufo e farina), una noce di burro e lasciar restringere, se occorre allungare con un altro pò di brodo.


Io non ho filtrato il fondo perchè volevo che contenesse i pezzetti di tartufo tritati .

Unire le scaloppine e lasciare ancora sul fuoco per qualche minuto.

Servire cospargendo con fettine di tartufo fresco.






Funghi farciti al forno
  •  4 grossi funghi champignon
  • prezzemolo
  • aglio
  • olio evo
  • vino bianco
  • sale affumicato
Pulire i funghi rimuovendo il gambo e spellando le cappelle.
Pulire bene i gambi e tagliarli a dadini, versarli in una ciotola e unire l'aglio a pezzetti, il prezzemolo tritato, mescolare, aggiustare con il sale affumicato, aggiungere qualche cucchiaio di vino bianco mescolare e versare nelle cappelle dei funghi, precedentemente salate.

Unire l'olio a filo e cuocere in forno caldo a 180° per 15-20 minuti.

Servire come accompagnamento delle scaloppine al tartufo.



E con questa ricetta partecipo all'MTC di giugno


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